Nota 97: un passo concreto per la sostenibilità del sistema oltre il periodo di emergenza Covid-19

Bari, 25 febbraio 2021

 

Responsabile scientifico: Dottor Carlo D’Agostino, Direttore UOC Cardiologia Ospedaliera, Policlinico di Bari

 

Sono 90mila i cittadini pugliesi affetti da fibrillazione atriale non valvolare in cura con i NAO (Nuovi Anticoagulanti orali) per i quali la Nota 97 dell’Aifa (Agenzia Italiana del farmaco) introduce una importante novità: la possibilità che la prescrizione venga fatta anche dal medico di base oltre che dallo specialista.

Introdotta a ottobre 2020 e nata dalla esigenza di fronteggiare l’emergenza dettata dal Covid 19, la Nota 97 non si limita a disciplinare l’uso dei farmaci e ad allargare la platea dei medici prescrittori, ma ha l’ambizione di supportare il percorso clinico di personalizzazione della terapia.

Siamo alla vigilia di una nuova rivoluzione, in una fase di riorganizzazione del servizio che vede una stretta collaborazione tra specialisti e medici di famiglia”: così il dottor Carlo D’Agostino ha aperto in qualità di responsabile scientifico l’evento “Nota 97: un passo concreto per la sostenibilità del sistema oltre il periodo di emergenza Covid-19” organizzato con l’obiettivo di aprire un confronto sul tema tra specialisti, farmacisti e medici di famiglia.

L’evento è stato organizzato da Sanitanova con la sponsorizzazione non condizionante di Daiichi-Sankyo.

 

“Stiamo parlando di molecole che abbiamo imparato a conoscere bene negli ultimi 10 anni, piuttosto che nuovi anticoagulanti sarebbe più opportuno chiamarli, per il loro meccanismo d’azione, anticoagulanti orali diretti (DOA). Si tratta di  farmaci maneggevoli che non necessitano di monitoraggio della coagulazione e che oggi solo alla portata di un numero sempre più alto di pazienti – ha continuato D’Agostino – se consideriamo che il 3 per centro della popolazione tra i 60 e i 70 è affetta da fibrillazione atriale non valvolare e che questa percentuale sale al 10 per cento se parliamo di ultra ottantenni. Il beneficio netto dell’uso dei nuovi anticoagulanti orali non è in discussione ed è universalmente condivisa l’idea che questi farmaci facciano la differenza sulla qualità di vita dei pazienti”.

La possibilità di prescrivere DOA è stata accolta con entusiasmo anche da parte dei medici di medicina generale: “la conoscenza globale del paziente e la possibilità di evitare troppi passaggi sicuramente facilita il nostro lavoro e garantisce immediatezza ai cittadini – ha detto il dottor Luigi Santoiemma, medico di base ed esperto Aifa – la dematerializzazione della prescrizione faciliterà ulteriormente il nostro compito nella convinzione che la possibilità di prescrivere non limita affatto il supporto e la collaborazione con gli specialisti del settore”.

Dalla Regione Puglia, infatti, garantiscono che i tempi per la dematerializzazione della prescrizione dei Nao sono maturi: “la nostra attenzione sul tema è molto alta – ha detto Francesco Colasuonno del Servizio Politiche del Farmaco – e a breve sarà possibile  anche per i medici di medicina generale utilizzare il già noto Edotto anche per prescrivere i DOA”.

L’evento è stato occasione di approfondimento clinico durante il quale sono stati analizzati gli scenari di prescrizione sulla base delle caratteristiche cliniche del paziente ma anche un momento di riflessione sui risvolti economici – intesi in termini di efficienza  e sostenibilità – derivanti dall’uso prolungato e allargato dei DOA.

A rappresentare i risultati di due importanti studi di ricerca sul tema è stato il professor Francesco Saverio Mennini, docente di Economia all’Università Tor Vergata di Roma: “L’analisi è stata condotta per pazienti con fibrillazione atriale non valvolare di età superiore a 65 anni e di età pari o superiore a 75 anni – ha specificato il professor Mennini – e ha messo in evidenza che l’introduzione sul mercato di edoxaban (farmaco DOA) per il trattamento di pazienti con età superiore ai 65 anni potrebbe generare una riduzione della spesa a carico del servizio sanitario nazionale al quinto anno d’uso di 2,7 milioni di euro. La riduzione della spesa potrebbe salire a 3,3 milioni di euro se si parla di pazienti con più di 75 anni”.

“Quando si parla di farmaci e di assistenza sanitaria –  ha sottolineato Mennini – bisogna poi sempre considerare non solo i costi  del medicinale e i risparmi in termini di riduzione dei ricoveri ed eventi avversi ma anche i vantaggi indiretti sul tessuto sociale degli stessi pazienti nonché sul servizio sanitario nazionale”.

 

 

 

 

 

 

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